15 dicembre 2024

Giornata internazionale della Montagna nelle due Frabose; sono state due giornate intense di grande livello tecnico scientifico

 


Dopo i panels ospitati dalla Sala Polivalente di Frabosa Soprana venerdì 13 il Gala Palace di Frabosa Sottana ha ospitato la seconda giornata delle celebrazioni organizzate dal Ministero degli Affari Regionali e dello Sviluppo e dedicata alla montagna. Apertura dei lavori sabato 14 dicembre con i saluti istituzionali: sono intervenuti i sindaci delle due frabose, Adriano Bertolino e Iole Caramello, il sindaco di Cuneo, Patrizia Manassero, il sindaco di Mondovì e presidente della Provincia Luca Robaldo, Paola D'Avena, capo dipartimento affari regionali, Rosalaura Romeo Coordinatrice del segretariato Fao.
Il libro bianco della Montagna è stato il protagonista del primo segmento della mattinata: Anna Giorgi dell'Università di Milano responsabile di UNIMONT l’Università della Montagna con sede a Edolo (BS) ha presentato il volume, di 423 pagine, sintesi di quello che il ministro Calderoli ha definito un "lavoro titanico". Un punto della montagna in Italia, che affronta i vari temi aperti: lo spopolamento, il cambiamento climatico. «La montagna pesa nel nostro paese, non può essere trascurata» ha detto la ricercatrice, presentando i dati relativi ai territori montani nelle varie regioni. «In alcune regioni non si avverte il gap, ci sono regioni in equilibrio e sono Liguria, Molise e Basilicata, in cui i residenti restano molti ed è molto il territorio montano. Piemonte è tra le regioni dove invece lo squilibrio si avverte di più. è la prova che lo spopolamento è una causa importante delle difficoltà della montagna». Il panel è completato da Pierciro Galeone, direttore Ifel, e da Stefano Sala, dell'Università di Milano.
L'intervento di Stefano Sala ha offerto un focus su turismo e agricoltura: «Giusto iniziare dei ragionamenti per integrare le forme di turismo che ci sono nelle aree montane, che sono molto più turistiche rispetto alle città e ai comuni di pianura, doppio delle presenze dei comuni montani. Agricoltura genera esternalità anche il tema del turismo, ci sono dei problemi il turismo nelle aree montane va governato e gestito in maniera più integrata. L’economia che si è sviluppata nelle aree montane sul tema del turismo ha creato un mercato di seconde case. Questo crea un problema perché poi molti studenti non trovano case da comprare e da affittare. Comuni turistici montani sono più della metà. Vocazione spiccata ma non vuol dire che abbiamo investire solo sulla montagna. Cambiamenti climatici porteranno a modifiche nel sistema turismo invernale sostenibile oggi ma non sappiamo quanto sarà sostenibile domani. Cosa positiva che il turismo estivo è in crescita.
Dopo la presentazione si è aperta la tavola rotonda, che ha coinvolto gli assessori regionali Marco Gallo e Enrico Bussalino, Marco Bussone presidente di Uncem, Gianfranco Pederzolli, presidente nazionale Federbim, Alessio Caviglioli, comandante del Centro Addestramento Alpino di Aosta.
Marco Gallo: «Queste montagne sono state anche dagli anni Sessanta-anni Settanta protagoniste dello spopolamento con tutta una serie di difficoltà e riduzione servizi andati aventi per decenni. Nel 1954 la Langa era quella della Malora di Fenoglio, oggi è una terra meta internazionale» «Il punto più strategico, secondo me, è il lavoro sui bandi, per aiutare chi va a vivere e fare impresa in montagna, sono bandi che durano un anno, ci sono una volta. Quello che, secondo me, è fondamentale è istituzionalizzare nel tempo questa possibilità perché i giovani possano avere risorse che durino nel tempo e diano una prospettiva. Poi dobbiamo lavorare sulla desertificazione dei servizi bancari e postali. Il digital divide è un altro punto: serve garantire telefonia e connettività web. In molte borgate montane il telefono non prende, questa è una tragedia anche in chiave turistica. Infine, serve lavorare sui giovani e puntare sulla filiera del legno».
Marco Bussone Uncem: «Quando si consuma una risorsa del territorio bisogna remunerare la risorsa, l'assorbimento di co2 delle foreste ha un valore. Va anche detto però che in un paese come il nostro tagliare un albero non è un dramma, anche perché contribuiamo a disboscare tanti paesi dell'est. In Europa abbiamo un'agricoltura totalmente assistita. Dobbiamo smetterla con il sistema di indennità compensativa, dobbiamo dire che quel prodotto ha un valore non perché la montagna è sfortunata: il valore è importante perché dobbiamo tornare ad avere un sistema che si sostiene sulle risorse che ha, anche con un patto con le imprese».
Sul tema delle aggregazioni territoriali, estremamente attuale nelle Valli Monregalesi, è intervenuto Enrico Bussalino, assessore regionale all'autonomia. «Intanto farei una premessa su quanto la Regione investa sulle forme aggregative, che sono molto importanti. Bisogna dare servizi perché la gente possa vivere in questi territori. Investiamo più di 4 milioni su questo. Altro ragionamento che stiamo facendo è una riforma della legge del 2012 sulle unioni montane. Serve stabilità, perché possano diventare più efficaci. Sarà un lavoro in condivisione con tutti. Circa i servizi non possiamo pensare che si vada avanti con il mono vigile del Comune: serve un comando che possa coordinarsi su più territori, questo sarà il futuro dei servizi, associarsi per dare risposte più concrete a tutti».
«Con poche parole, se dovessi utilizzare il meccanismo del modello – commenta il generale Cavicchioli –, direi che l'alta montagna per noi Alpini è importante anche perché lo scenario delle operazioni da un modello mediorientale si è passati a un modello artico (il riferimento è all'importanza che sta assumendo il conflitto tra Russia e Ucraina). Il meccanismo del grande freddo è un replicante dell'artico. Il nostro cappello è testimonianza di legame con la montagna e con i suoi valori. Abbiamo un approccio di ricerca alla montagna, anche in collaborazione con le università e il Cnr, cercando di creare cultura e informazioni che possano servire anche all'esterno del contesto militare».
Pederzolli del Consorzio Federbim approfondisce il tema del rinnovo delle concessioni idroelettriche.
A conclusione della due giorni frabosana dedicata alle celebrazioni della giornata internazionale della montagna, il ministro Roberto Calderoli è stato intervistato dal giornalista Melis. Il suo intervento è cominciato trattando della nuova legge sulla montagna. "La prima cosa di questa nuova legge è la definizione di quello che è montano - l'esordio di Calderoli -. C’è un paradosso: il 35% del territorio italiano è montano, mentre i comuni considerati montani sono quasi il 50%. Abbiamo preso dei parametri di riferimento geografici, altitudine e pendenza. All’interno di questo inseriremo parametri economici. Ingiusto trattare Sestriere come chi fa 1500 abitanti».
«Il fondo per la montagna ha un senso se porta risorse alle zone montane. Il fondo ordinario di sviluppo della montagna. Dividerlo per 4000 è diverso che dividerlo per 2000. A me sembra un delitto che anche solo un euro vada a chi montagna non è. Ci sono tante difficoltà da risolvere, ma non con i soldi destinati alla montagna, che vanno alla montagna. Se la coperta è corta va tenuta in alto»
Il ministro ha poi trattato il punto relativo alle infrastrutture: «Non abbiamo risolto tutti i problemi che si potevano risolvere, abbiamo fatto una legge che ha puntato a risolvere tutti i motivi dello spopolamento del territorio. Parto dai primi diritti civili e sociali a cui dovremo dare luogo a tutto il territorio italiano, senza fare cittadini di serie a e di serie b. La montagna vede spesso cittadini di serie b, a partire dalla sanità. Abbiamo messo il raddoppio del punteggio di carriera per i medici che vanno a lavorare in montagna. C’è aumento di indennità e possibilità di avere vantaggi fiscali per chi fa mutuo o per chi affitta. Stiamo pagando, questo a ogni livello, una programmazione (per me abbastanza demenziale) di aver messo numero chiuso a medicina e oggi non abbiamo medici non solo in montagna. Però per fare un medico ci vanno 6-10 anni. Vedremo gli effetti a lungo termine»
«È assurdo che venga uno a dirti da Roma dove fare una scuola e quanti bambini debbano esserci dentro. Nella nuova legge escluderemo le scuole di montagna il dimensionamento scolastico. C’è il calo demografico? Abbiamo messo il bonus bebè che si aggiungerà a quello nazionale e quello di alcune regioni. Vuol dire finalmente aprire il tavolo per ridurre le tariffe in alcune zone dove si è in maggiore difficoltà e individuare l’avere uno sportello in più, magari da remoto, o avere un ufficio postale. Se non siamo in grado di dare queste cose allora i Comuni chiudono. Se il cittadino non ha medico, possibilità di mandare il figlio a scuola, non ha possibilità di lavoro perché deve restare in un paese?»
«Uno dei temi maggiori da affrontare è quello della garanzia delle telecomunicazioni a partire dal telefono. Banda larga o non banda larga se uno non riesce a telefonare dal mobile c'è ancora molto da fare… Abbiamo previsto copertura sia per telefonia mobile sia per discorso internet: mi spiace, ma il soggetto statale che avrebbe dovuto realizzare la banda larga dove il privato non aveva interesse a portarla non ha fatto un tubo». «In sintesi: stiamo cercando di eliminare i motivi per cui uno dalle terre alte il cittadino se ne va e dare motivi per invogliare a ritornare».
Qual è il ruolo strategico dell'innovazione in montagna? La risposta del ministro: «In questi giorni abbiamo sentito che in montagna i problemi arrivano prima che altrove e che quindi convenga anticipare le risposte. Ma non corriamo troppo: mi accontento che l'innovazione che c'è in determinate realtà si possa importare anche in montagna, già quello sarebbe un grande risultato. Alcune specificità potranno essere realizzate solo in montagna, altre no».
Sul tema delle aggregazioni territoriali il ministro ha chiarito: «andrà sistemato con il mezzo del Testo unico degli enti locali e saranno le Regioni a normare questo tema. Posso solo segnalare una cosa: ho spinto sulla ricreazione delle Province come un tempo, con l'elezione diretta di presidenti, assessori e consiglieri con delle risorse assegnate per poter svolgere le loro funzioni. Se abbiamo questa realtà è impensabile che il punto di collegamento tra lo Stato e l'ente locale passi soltanto sotto la Regione. Alcune regioni hanno tenuto tutte queste funzioni senza restituirle alle province. È evidente che sia venuto meno un punto di riferimento che poteva dare risposte a tanti Comuni, che però oggi è necessario sostituire con altre aggregazioni territoriali. Conto che tutti vogliano dare una risposta affermativa al ritorno delle province».
«Il problema della semplificazione è un tema irrisolto. Ogni giorno uno fa una legge rinviando ad altre trenta leggi e questa cosa non fa che complicare e burocratizzare. Serve semplificare la vita alla gente».
Il ministro Calderoli ha poi concluso: «Ringrazio tutti quelli che sono intervenuti: sono state due giornate intense di grande livello tecnico scientifico»