26 marzo 2012

Presentazione del romanzo "Un posto altrove" di Ezio Baracco, grande successo di partecipazione.


Sabato 24 marzo alle 18 presso la Sala del Consiglio del Municipio di Frabosa Sottana, alla presenza di un folto pubblico, ha avuto luogo la presentazione del nuovo romanzo di Ezio Baraccco "Un posto altrove" Edizioni Araba Fenice. L'evento è stato organizzato dal Comune di Frabosa Sottana in collaborazione con l'Ufficio Turistico.
Dopo il successo del suo primo libro "L'anello che non tiene" pubblicato nel 2010 ambientato in gran parte a Pianvignale, un insieme di brevi racconti, l’autore originario di Frabosa Sottana, si è cimentato in un romanzo scorrevole, ma intenso che porta i lettori a riflettere sui diversi destini dell'essere umano. Due ragazzi condividono le prime, giovanili esperienze uniti da una profonda amicizia, quasi un antidoto nel deserto della propria esistenza. Nel divenire adulti prenderanno strade diverse, per certi versi opposte. Il ritrovarsi, molti anni dopo, sarà l'occasione per un bilancio delle scelte fatte nel corso del tempo. Una riflessione sul senso della vita e sul vento del caso, che molto spesso si insinua in essa, orientandola col suo soffio bizzarro e misterioso.


Dopo un breve saluto del Sindaco, che ha sottolineato le origini frabosane dell'autore, che è nato e vive a Torino, ha preso la parola in veste di moderatore il giornalista Giambattista Rulfi che ha posto all'autore del romanzo numerose domande per comprendere meglio il romanzo. Il dialogo molto piacevole tra i due, è stato intramezzato dalla lettura da parte della moglie di Baracco Luciana di alcuni passaggi significativi del libro.
Sotto uno di questi.


“Sembrò a lui che la strada dovesse percorrere un tragitto lungo e regolare per poi giungere direttamente in cielo, l'unico luogo abbastanza grande da poter contenere la sua straripante felicità. All'interno dell'abitacolo stava un piccolo uomo reso immenso dall'intensità quasi dolorosa del suo sentimento. Sul suo volto un lieve sorriso. La mente imbevuta di lei come una spugna perduta nel mare. Mentre il sonno lo invadeva e tutte le membra si distendevano, intanto che il respiro diventava regolare e la mente cominciava a perdersi, pensò che così dev'essere il morire: un lento lasciarsi andare verso l'ignoto, un abbandonare la nostra isola per navigare verso l'oceano infinito e misterioso che ci circonda, senza più pensare, indifferenti ormai al nostro mondo e alle sue leggi. Difficile dire esattamente che cosa fosse avvenuto in lui, ma qualcosa, un che di antico, una specie di austero legame con i grandiosi spazi che si innalzano fin quasi verso il cielo, aveva cominciato a farsi sentire nel suo animo".